Partire e restare

Porti un mondo nuovo, porti un accento diverso, ti carichi sulle spalle la nostalgia di ciò che non hai potuto avere e continui a correre sempre.

  Partire, tornare, ancora partire, un mantra che negli ultimi anni accompagna la vita di giovani studenti, laureati, disoccupati, esodati; un fiume di risorse e talenti che oltrepassano il confine con la speranza di ritornare. Siamo in Europa e non dovrebbero esserci barriere eppure ogni volta senti un pezzetto di Italia che perdi dentro di te, acquisendo esperienze, suoni, odori e colori che non avresti mai immaginato di incontrare.

Immagini di avere una possibilità, una speranza, un futuro e ti accorgi di dover superare milioni di prove per raggiungere il tuo obiettivo e tu sei li ai nastri di partenza, pronto a correre la staffetta più importante della tua vita, che scalpiti per entrare in gara e forse questa gara non inizierà e tu sei provato dalla fatica di comprendere eternamente l’altro quando vorresti essere compreso a tua volta.

Non vuoi che ti definiscano cervello in fuga e tanto meno migrante di ultima generazione perché non si tratta di fuga ma di volontà di rimanere fedele all’idea di onestà, alla volontà di non accettare ricatti nella vita, alla voglia di esprimere la passione per un lavoro dignitoso. Presto però queste etichette non saranno più un problema perché accetterai di aver scelto di andare, andare per restare e forse in un futuro remoto tornare.

Porti dentro di te il fiume della tua città che scorre lento sotto il caldo di agosto, porti l’odore del vento e degli ulivi nel cuore, piangi la tua patria lontana e forse cominci a rinascere con un’anima rinnovata; sei pronto a correre nonostante tutto.

Una volta un amico mi disse che nessuno è profeta nel proprio paese eppure da lontano pensi di poter aiutare nel cambiamento, perché ogni volta che partiamo o restiamo accettiamo di scegliere. Scegliamo di lasciarci alle spalle il nostro mondo creandone uno completamente diverso che abbiamo il dovere di raccontare.

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